K-Hole

– quando infine lo venne a cercare trovò l’appartamento vuoto, e nella disperazione decise dica pure Angelini

– posso andare in bagno?

– d’accordo Angelini, sbrigati

– posso andare anche io?

– no, in bagno andate uno alla volta

– d’accordo, come preferisce, me la faccio addosso altrimenti

– fai poco lo smargiasso signorino

Angelini nel frattempo esce lasciando la porta aperta

– comunque vai anche tu, vai, che tanto neanche stai seguendo, e chiudi la porta almeno!

L’altro ragazzo esce pure ma senza chiudere la porta, la professoressa sospira, chiude la porta e continua a spiegare

– dunque quindi, per la disperazione decide di buttarsi dalla finestra

Nel frattempo i due ragazzi si incontrano dentro il bagno e Angelini tira fuori una bustina di polvere bianca, mentre l’altro ragazzo inizia a tirare su una canna
Dopo pochi minuti la situazione si fa strana tutto galleggia e i due ridono all’impazzata in quel bagno dalle piastrelle color comunque insomma mentre fumano ridono e Angelini sostiene che l’esistenza sia innegabilmente insensata mentre l’altro fissa il muro e l’espressione inizia a incupirsi
Angelini sembra invece esaltato dalla prospettiva che la vita non abbia senso e guardando fuori dalla finestra progetta una fuga dall’edificio per proseguire la loro conversazione in un parco vicino
L’altro però è assalito da paranoie e decide che piuttosto tornerebbe in classe per non generare troppo clamore

– sei pallido come un cadavere

fa indelicatamente notare all’amico il nostro buon Angelini il quale però appare divertito anche dalla prospettiva di tornare in classe a seguire la lezione che in fondo non era male su un libro che sembrava anche interessante
Alla fine mentre conversano entra un terzo ragazzo piuttosto stizzoso che li invita da parte della professoressa a tornare in classe guardandoli con un certo disprezzo

Rientrano dalla porta e qui comincia il nostro racconto in un

Conversazioni scolastiche

Atto unico

Personaggi principali:

  • La Professoressa
  • Angelini
  • L’altro ragazzo
  • Il coro (Studenti)

Il neodiciottenne Angelini assieme al suo amico sono appena rientrati in classe dopo aver assunto sostanze stupefacienti all’interno del bagno della scuola. Nonostante lo stranimento iniziale, Angelini si rivela estremamente interessato alla lezione corrente, e inizia una fitta conversazione con la Professoressa che – pur rendendosi conto della situazione – decide di proseguire la conversazione per interesse personale.

Professoressa: Insomma, secondo voi cosa vuole esprimere Bartolini quando afferma che l’uomo rimane attaccato alla vita più per paura della morte che non per il godimento della vita stessa?

Angelini: Io non sono d’accordo. Secondo me il godimento della vita consiste esattamente nell’affrontare la paura della morte, e sfidandola toccare quelle vette che l’uomo timorato della morte, invece, non può mai raggiungere.

Professoressa: Quello che dici si avvicina alle affermazioni di Nietzsche. Lo hai letto?

Angelini (proseguendo per la sua strada): La nostra società invece ha il terrore cieco della morte, tenta di sfidarla ma non la guarda mai negli occhi. La rinchiude in luoghi bianchi, freddi, asettici, la riduce a un mero problema scientifico, a una malattia curabile, a un tumore. La nasconde dietro le distrazioni dei giochini, delle fotografie per far durare in eterno ogni istante della nostra vita – anche il più stupido – generando un’immortalità di facciata che rende tutti tristi e alienati. Investe così tante energie nel suo misero tentativo di sottrarsi alla vista della morte da devastare interi continenti, intere popolazioni al solo scopo di generare tonnellate di niente colorato e sorridente, teso a nasconderci fin da bambini quanto ogni goccia di questo nulla che chiamiamo vita sia in realtà la sostanza più preziosa dell’universo. Alla fine chi da tutta questa devastazione ottiene la posizione dominante finisce per suicidarsi come quella donna. Non per amore però, ma per solitudine. Siamo mostri che non si guardano mai allo specchio, mai! ma sorridono e si divertono tra le luci, mai! si divertono, mai! non si divertono mai neanche davvero.

Studenti: Non capiamo ciò che dici
Siamo stupidi e felici
Sei malato, un depresso
Drogato dentro un cesso
A noi piace chi è normale
Alla morte non pensare
Quindi adesso su sta’ zitto
Chiudi gli occhi e tira dritto

Professoressa: Tacete, cretini! Angelini, non so cosa tu abbia assunto, e non voglio nemmeno saperlo. Il tuo nichilismo è affascinante, ma limitato. Tu parli di sfidare la morte, ma la tua sfida a cosa si riduce in fondo? Da quel che vedo, solo a un edonismo sfrenato e suicida che appare più come una reazione all’alienazione imperante che non una vera costruzione filosofica. Inoltre

L’altro ragazzo: Vedo vette di città bianche lontano nell’esofago, lontane lontane lontane come un puntino tra la spazzatura che mi sommerge. Poi più nulla. Poi più nulla. Nulla. Nulla. Nero. (Si gira a guardare Angelini). È strano, sai? Come se mi stessi osservando da fuori, noi due che parliamo. (Chiude gli occhi).

Professoressa: non mi sembra che tu abbia accettato la morte più della nostra società ma forse è il caso che chiamiamo un’ambulanza per il signorino.

Angelini: Non si preoccupi, fa sempre così, tra poco starà bene. Su su, non fare così, chiudi gli occhi e respira profondamente.

L’altro ragazzo (come una litanìa): Nero. Nero. Nero. Nulla. Nero. Nero. Nero. Nulla.

Professoressa: D’accordo, come preferisci.

Studenti: Ciò che accade qui è illegale
Non staremo qui a guardare
Denunciamo al moralismo
Quest’offesa al qualunquismo
Siamo qui per imparare
Non di certo a chiacchierare
Lei è pagata per far questo
Finirà male se non la smette presto!

Professoressa: Siete proprio dei caproni, quando si arriva ai soldi sbagliate anche la metrica.

(Gli studenti si alzano e se ne vanno. Rimangono nella classe soltanto la Professoressa, Angelini e l’Altro ragazzo).

Angelini: Lei mi parla di edonismo sfrenato, ma guardi che non mi limito a questo. È vero, cerco emozioni forti, forse anche troppo, ma non si tratta solo di sostanze: cerco l’amore, cerco la sfida, cerco anche l’Assoluto attraverso la meditazione. Cerco la mia coscienza dentro i sogni. Cerco nuove idee, cerco altre persone che abbiano cose interessanti da dire. Cerco soltanto di districarmi da questa rete che mi sento addosso continuamente.

Professoressa: Non hai mai pensato che potrebbe essere solo l’adolescenza? Anche io mi sentivo così da giovane ma, vedi, eccomi qui! Ho un compagno, ho due figli, ho un lavoro. Continuo a fare cose interessanti, a scoprire cose nuove, a leggere, ma non ho più la smania folle e autodistruttiva che poteva guidarmi quando avevo vent’anni. In fondo, non lo hai detto anche tu? insensatezza sul piano assoluto, questo forse è il vero segreto della vita. In compenso puoi farla sprizzare di significati momentanei, di obbiettivi tuoi. Hai ancora tanto tempo a disposizione. Prova a fermarti, ogni tanto, e pensare meglio alla tua mossa successiva. Potresti perdere del tempo, momentaneamente, ma guadagnerai tempo dopo nel fare qualcosa che ti dia una soddisfazione a lungo termine. Poi, parlando di immortalità, non sarebbe affascinante lasciare qualcosa al futuro?

Angelini: Non credo all’immortalità raggiunta tramite le opere.

L’altro studente (apre gli occhi): Ma quando si spalancherà il portale tu vedrai, e sarai giudicato in base alle opere, non ai sogni. Quando vedrai il portale sarà troppo presto, sarà sempre troppo presto. Devi scappare, ora! (si alza in piedi e corre via dalla classe)

Professoressa: Dove vai, signorino?

Angelini: Probabilmente andrà a casa, se non lo fermano prima i bidelli.

Professoressa: Si dice personale ATA.

Angelini: Comunque sia, il tuo discorso non mi convince. Forse hai solo rinunciato a quell’euforia che ti riempiva il cuore, non credi? in ogni caso mi fermo a pensare, mi fermo eccome, ma non giungo mai a una conclusione, quindi dopo un po’ mi sembra importante ricominciare a correre, smuovere un po’ le cose, sperando che alla pausa successiva mi vengano in mente soluzioni migliori. Comunque, se non le spiace… (estrae la bustina, stende e tira ancora un’altra riga)

Professoressa: Chissà. Forse è solo una questione biologica, una questione ormonale che arriva con l’età. (estrae da sotto la cattedra una bottiglia di whisky e due bicchieri). Gradisci del whisky?

Angelini: Volentieri, ti ringrazio. (si avvicina barcollando alla cattedra, con una sedia, e si siede a fianco della cattedra)

(Sorseggiano il whisky in silenzio, sorridendosi imbarazzati di tanto in tanto)

Angelini: Lo sai, sei molto bella mentre galleggi. (sorride)

Professoressa: (sorride spaesata) Cosa significa mentre galleggio?

Angelini: Non hai mai provato la ketamina, vero? È un’esperienza interessante.

Professoressa: Non credo di volerla provare, ma sono sicura che hai ragione. (butta giù un altro bicchiere)

(Si guardano negli occhi. Quelli di lei, bellissimi, d’un verde acceso. Quelli di lui non altrettanto belli, l’iride poco visibile a causa della dilatazione delle pupille. Irrompe la polizia.)

Poliziotto 1: Siete in arresto, tutti e due! Che schifo.

Poliziotto 2: Lei si dovrebbe vergognare (guarda il whisky con disgusto).

Poliziotto 1: Tu, moccioso schifosetto, guarda che occhi che tieni (guarda Angelini con disgusto).

Poliziotto 2: Il tuo amichetto là sotto stava malissimo, delirava. È stato portato all’ospedale d’urgenza. Bell’amico che sei. Bell’insegnante che ti sei trovato. Una coppia di geni.

Professoressa e Angelini: Esattamente!

Poliziotto 1: Andate a cagare. Alzatevi e seguitemi imme-

(Ma la Professoressa e Angelini stanno già correndo alla finestra)

Poliziotto 1 e Poliziotto 2: Fermi, nel nome della Legge! (li rincorrono)

Ma i due innamorati non temono la morte, e si lanciano dalla finestra, oltre il portale.
I loro corpi non saranno mai ritrovati.