Specchi

Ancora
con gli occhi stanchi
amo in te lo spettro
che non sei tu.

Eppure ti vedo,
forse ti amerei lo stesso.

Sbarre di fumo lieve
mi carezzano i pensieri.
Carezzo i tuoi capelli
cercando emozioni
che non hai,
che non vuoi.

Riflessi,
non ho altro.

Li conservo nel petto,
un bambino che gioca
a collezionare sassolini colorati.

Tutto ciò che voglio
è rannicchiarmi
a piangere ore.

Ma non mi accogli,
né ti fai accogliere.

Mi raccolgo
e fuggo ancora tra le maschere.

È ora di accettare
le nuvole che ho in testa
sono solo voci
come te.

.0

Ho viaggiato moltitudini
e mo’ mi sento solo.
Ho viaggiato latitudini
e fermo mi sento morire.

Ho del ghiaccio nel petto
che inghiotte le mie emozioni,
mi lascia interte in un angolo
senza chiedere aiuto.

Mi ci chiudo,
e non sento allegria alcuna.

Quando ci penso
mi sembra distante
e senza peso.
Quando ti vedo
mi sento distante
e inghiotto vetro.

Non rispondo, non ci sono, non esisto.
Mi sembra cotone
che riempie la stanza
blocca la bocca
blocca il cervello
riempie i polmoni.

Il buio scende troppo presto
e non trovo un pretesto
per ricordarmi che sono
vivo.

Gioia Nera (P+)

Fuma la robba,
avanti, fumala!
Che m’importa.
Non sono mai stato bravo
a cambiare la gente.

Forse
sono malato
e il dolore mi piace.

Pippati il mondo,
io mi berrò l’anima stasera.
Fumerò fino a morire.

Domani
sarò io a tirare,
sarai tu a bere,
e tutto sarà uguale.

Il pomeriggio il sole
trafiggerà pupille fragili.

Chi vi credete di essere
voi calcolatori di attimi?
Chiudetevi in casa
che la notte è nostra,
nostra la poesia.

Un giorno di mare,
una foresta frusciante
farà scordare ai nostri corpi
il male che ci vogliamo.

Torniamo sempre a respirare.
Quasi tutti.

E quando la mano di Dio
calerà su noi mortali, allora
vedrete colonne di fuoco
ardere vivi tutti quanti.

Capirete il Male
che mai avete accettato,
e scenderete giù con noi.

Tale è la vostra condanna.

 

Ora prego, ognuno ai propri posti, il viaggio non è ancora fiinto.

Retour à Vallée de la Lune

Ici
je danse
dans les rochers.

Riconosco le forme,
bevendo il tuo vento salato.

Saluto la balena in acqua,
le infinite stelle in cielo,
lasciando il Sole
tramontare
osservandoci.

La nuit,
c’est très dingue.

Ti ho incontrata
lungo il mare
e nella notte
tu eri il mare.

La forma dei seni
baciati dal Sole,
bruciati dal sale,
carezzati dal vento
come le rocce
– tu es les rochers! –
e io danzatore
del nostro ballo violento.

Sogno arbusti in cerchio,
nel mio lento accarezzarti.

 

Je t’ai aimé,
pour une nuit
au moins…

 

 

Ilaria

Sospiro,
il mio amore è silenzioso.
Le mani che stringo
sono frasi mancate.
Quel modo in cui ti guardo,
forse sai cosa significa
(forse no)
mi viene a mancare l’aria.
Potrei fondermi con te,
allora forse troverei pace
(forse no)
il tuo collo ha la linea perfetta
per le mie labbra.

E non pensare un istante,
non un istante solo,
che io possa pensare soltanto a te,
soltanto a te.
Perché so che impazzirei
e francamente ne ho abbastanza
(forse no)
di essere nel caos
per l’ordine del mondo.

Ma ti assicuro, io
io ti assicuro che il tuo corpo
è tra le poche gabbie
dove sono davvero a casa.
E ti assicuro
(forse no)
che tutte le mie incertezze
non hanno più senso
quando le dedico a te.

Peixotto

L’autunno foglie fragili
cade sul mio cammino
come cicche accese di sigarette
dalla mano, lungo la strada.

I passeri spaventati cantano la parata
delle nuvole in fuga
verso l’inverno, orchestra pennuta.

Il sole a intermittenza
mi saluta con dolci carezze,
per tornare poi nel suo guscio
a riflettere
sulle proprie incertezze.

Vedo i bambini giocare
tra i legni, ricordo chiaramente:
ero io, lì tra i legni,
già mi chiedevo
e rispondevo niente.

Il sole rispende di nuovo,
il mio respiro ora è sereno.
Ho dato alla tristezza
color di cristallo
rara più d’un corallo
vi cerco la mia essenza.

Io son stato sempre,
non son stato mai,
non conosci l’inizio
né la fine vedrai.

Questa vita vale la pena di per sé.
Sono io con la mia penna,
siamo noi che parliamo.

Ma l’arte, cos’è?

Non è arte ciò che è arte,
ma è arte ciò che dici.

Dici che?
Dici arte.
E chi lo dice?
Dici tu.
Dici chi?
Dico l’artista.
E chi è l’artista?
Chi arte fa.
E se artefà?
Non arte fa.
E chi lo sa?
Non certo tu,
chi certo è.
Certo de che?
Certo di sé.

L’arte cos’è?
Chi sé fa re.